Tassi di interesse allo 0,75%

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La banca centrale europea ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, raggiungendo il minimo storico dello 0,75%. Si tratta della prima volta nella storia dell’eurozona che il costo del denaro scende sotto l’1%.

Il taglio dei tassi di interesse – pienamente giustificato dal deteriorarsi delle condizioni economiche dell’eurozona – inaugura una nuova era della politica monetaria globale, visto che la manovra abbassa il tasso di interesse medio delle economie dei paesi avanzati allo 0,5%.

La Fed ormai da tempo mantiene i propri tassi sui def funds tra lo 0 e lo 0,25% e il tasso della Bank of Japan è pari allo 0,1%

Ma se il taglio del costo del denaro era abbastanza scontato, ciò che il mercato aspettava con ansia erano le nuove misure di sostegno all’economia, che avrebbero dovuto essere annunciate da Mario Draghi. Ma le dichiarazioni del numero uno della BCE hanno deluso i mercati. Draghi ha infatti sottolineato come le condizioni economiche dell’eurozona siano peggiorate ulteriormente e ha fatto sapere che il consiglio della BCE non ha promosso ulteriori misure, come l’iniezione di liquidità o acquisti di titoli.

Pur giudicando positivamente il vertice dell’eurogruppo della settimana scorsa (che ha gettato le basi per la creazione di un muro antispread e per la ricapitalizzazione diretta delle banche) Draghi è sembrato più linea con Angela Merkel che con le posizioni di Mario Monti. Ha infatti sottolineato come le risorse a disposizione di efsf e esm sono “soggette a condizionalità” e “adeguate ai rischi che affrontiamo ora”, respingendo l’ipotesi di una licenza bancaria per l’esm.

Oltre alla riduzione dei tassi sulle operazioni di rifinanziamento, la BCE ha ridotto di 25 punti base, portandolo a zero, anche il rendimento sui tassi di deposito. In questo modo si vuole scoraggiare le banche a depositare la liquidità presso la BCE e convincerle a immetterla sull’interbancario o a far ripartire il credito.

Resta da capire quale sarà l’impatto del taglio dei tassi sui mutui a tasso variabile. Anche se la maggior parte dei mutui a tasso variabile presenti sul mercato italiano sono legati all’indice euribor (98%) i due tassi sono di regola correlati. Quando la BCE taglia o alza i tassi, anche l’euribor tende a muoversi di conseguenza.

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