Il termine per versare il saldo Imu rimane il 17 dicembre. «Le scadenze sono quelle previste e restano quelle», ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Chiusura totale, quindi, alle richieste di rinvio avanzate appena il giorno prima dalla Consulta dei Caf. Anche se molti Comuni non hanno ancora deciso le aliquote e le detrazioni – è il ragionamento del ministro – non si possono concedere tempi supplementari, per non mettere a rischio gli obiettivi di riduzione del deficit.
Il quadro è destinato a chiarirsi entro domani sera, termine entro cui i consigli comunali devono approvare i bilanci preventivi 2012. Molte città ci arriveranno con il fiatone, da Frosinone a Caltanissetta, ma l’approvazione della delibera non sarà l’ultimo atto. L’esperienza dei mesi scorsi dimostra che spesso gli uffici comunali hanno bisogno di tempo per mettere nero su bianco il testo definitivo alla luce degli emendamenti votati in aula. E poi ci sono i tempi di pubblicazione sull’albo pretorio, che non necessariamente coincidono con quelli di inserimento sul portale internet del dipartimento delle Finanze. In attesa di poter leggere il testo ufficiale, neppure una telefonata agli uffici locali può essere risolutiva.
Prendiamo un esempio banale: il 28% dei capoluoghi di provincia prevede sconti per le case concesse in prestito ai famigliari, ma le condizioni per ottenere l’agevolazione sono tutt’altro che uniformi. Genova limita lo sconto ai rapporti tra genitori e figli, a patto che il beneficiario non abbia diritti su nessun altro immobile in tutta Italia. Anche Ascoli Piceno restringe il campo ai parenti di primo grado in linea retta ma si accontenta che il beneficiario non abbia fabbricati agibili nello stesso Comune. La Spezia, invece, concede l’Imu ridotta anche agli altri parenti, ma con un’aliquota più alta di quella applicata ai figli. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Un altro aspetto delicato è il “come” documentare al Comune che si ha diritto a una certa agevolazione. A volte basta una comunicazione, altre volte viene chiesta la copia del contratto d’affitto, altre volte ancora sono fissati termini di decadenza o restrizioni particolari: a Lecce, ad esempio, il figlio o il genitore che abitano in una casa in prestito devono avere le bollette intestate da almeno un anno. In tutti questi casi, comunque, potrebbe essere necessario presentare anche la dichiarazione Imu, per la quale oggi mancano ancora le istruzioni, anche se la scadenza del 30 novembre è ormai vicina: sarebbe bene, per questo, almeno evitare duplicazioni, così come si faceva ai tempi dell’Ici.
Inoltre, anche quando non dettano regole particolari, molti regolamenti pongono problemi di coordinamento con la normativa nazionale dettata dal decreto salva-Italia. Sulle pertinenze, ad esempio, Pavia impedisce di tassare con l’aliquota della prima casa quelle che si trovano a più di 500 metri dalla prima casa: classica disposizione Ici che oggi non dovrebbe più essere applicata.
Il problema è tanto più evidente quanto più le delibere sono dettagliate, come ad esempio nei casi di Asti, Pavia e Venezia. Le incertezze diminuiscono, invece, dove le aliquote sono poche e tutte al massimo, come capita ad esempio a Parma o in molti Comuni del Sud. Perchè la semplicità a volte è imposta da brutali esigenze di cassa, e molte complicazioni sono ispirate dalla volontà di alleviare il peso del prelievo su alcune categorie di contribuenti.