La scelta tra tasso Fisso e tasso Variabile

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Negli anni più recenti il mutuo a tasso variabile ha riscosso gran parte delle preferenze, un successo però che si sta ridimensionando a fronte della crescita dei tassi.

Dopo cinque anni di dominio incontrastato dei mutui a tasso variabile le soluzioni a tasso fisso sono tornate a essere oggi le più gettonate. I dati di gennaio evidenziano, infatti, che nel mese di dicembre le richieste di prestiti ipotecari a un tasso predefinito (che rimane tale per tutta la durata del finanziamento) effettuate attraverso il Web hanno prevalso su quelle a cui viene applicato un interesse che risente della manovre sui tassi operate dalla Banca Centrale Europea.

Con ogni probabilità sono stati proprio gli interventi correttivi dell’istituto di Francoforte a determinare l’inversione della domanda. In un anno e mezzo il costo del denaro è salito di un punto e mezzo percentuale portandosi al 3,5 per cento.
A farne le spese sono stati i mutui a tasso variabile.
Un anno fa la rata mensile per un mutuo da 100mila euro andava dai 966 euro (per un mutuo a dieci anni) ai 422 (mutuo a trent’anni); la rata mensile è ora più alta di 60-90 euro, a seconda della durata totale del mutuo.
E non è finita in quanto non è stato escluso l’ipotesi di nuovi freni all’inflazione nel 2007 con un rialzo che – secondo le previsioni degli analisti – potrebbe essere suddiviso in due tranche da 0,25 per cento. Seguendo questa ipotesi le rate, per chi ha sottoscritto finanziamenti a tasso variabile, cresceranno ancora per una quota complessiva che potrebbe oscillare tra i 18 e i 30 euro.
Un motivo in più, quindi, per scegliere il tasso fisso e restare al riparo dal nervosismo della Bce, costretta a intervenire sulla leva dei tassi per tenere a bada l’inflazione.

In realtà, nonostante sia in atto un riequilibrio dell’offerta (nel primo semestre del 2006 i mutui a tasso variabile rappresentavano il 66% del mercato contro il 22% di quelli a tasso fisso e il 16% a tasso misto) i dati dimostrano che il tasso variabile è ancora la soluzione più vantaggiosa; il risparmio che si può ottenere oggi stipulando un prestito variabile si aggira intorno allo 0,5% sia nell’opzione a 10 che a 20 anni.

Il mercato è destinato a evolversi nei prossimi mesi quando il gap tra fisso e variabile potrebbe ulteriormente ridursi con nuovi ritocchi all’insù del saggio di sconto, ma difficilmente si assisterà al “testacoda” (variabili più cari dei tassi fissi).
A favore del variabile giocano anche le previsioni che indicano che la fase rialzista è quasi al capolinea, dopodiché i tassi potrebbero tornare a scendere e, di conseguenza, le rate a costare meno.

Nel duello tra fisso e variabile avrebbe le carte in regola per spuntare un terzo attore: il mutuo a tasso variabile ma con rata costante.
Pur non essendo tanto pubblicizzato dagli istituti di credito, dal punto di vista strettamente finanziario è un prodotto interessante. Offre i benefici del tasso fisso (la consapevolezza del pagamento di una rata prestabilita che in termini reali col passare degli anni pesa meno nelle tasche dei sottoscrittori) e mantiene, allo stesso tempo, la struttura vantaggiosa del variabile (tasso di interesse mediamente più basso).
Se nell’arco della durata complessiva del mutuo i rialzi sono superiori alle manovre espansive della Bce il contraente pagherà qualche rata in più.
Viceversa potrebbe anche andare incontro a una sorpresa positiva vedendosi ridurre il numero delle rate che fanno parte del piano d’ammortamento. Ai tassi attuali si tratta della migliore soluzione sul mercato.
è una formula a basso costo da tenere in considerazione anche perché è statisticamente provato che il mutuo, nella peggiore delle ipotesi, si allunga fino a un anno e mezzo rispetto alla durata inizialmente concordata. Tuttavia, al momento questa soluzione rappresenta una nicchia di mercato.

Confrontare le proposte di istituti di credito diversi resta comunque il primo passo da fare per individuare il mutuo migliore. Senza dimenticare internet, dove spesso si trovano condizioni più vantaggiose rispetto a quelle applicate alle reti di distribuzione tradizionali e dove in pochi minuti, si possono confrontare le soluzioni di numerose banche, risparmiando un bel po’ di tempo. La differenza di tasso tra l’offerta migliore e quella peggiore può arrivare all’1%, con conseguenti sensibili sia sull’importo della rata mensile che sull’intero costo del mutuo.

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